Il desiderio di tornare in montagna c’è, ma deve imporsi il BUON SENSO. Inutile trovare le scuse per pretendere le leggi a proprio favore… mi fa comodo, invece di rispettarle. Se vogliamo debellare il VIRUS, bisogna fare sacrifici. Quindi, cambiare le abitudini. Ho trovato molto soddisfacente camminare per le campagne di Chieti, comune collinare a 330 metri di altitudine. Le colline assolate sono coltivate per la maggior parte, ad uliveti e vigneti, con prodotti anche autoctoni. La PASSEGGIATA /escursione, inizia dal quartiere Tricalle, dal parcheggio della chiesa di san Francesco Caracciolo. Mi dirigo sulla Strada di Vallone Fagnano. E’ una lunga strada, con poco dislivello e poco traffico, fra campagne e silenzio, interrotto dal cinguettio degli uccelli. Mentre cammino, cerco di memorizzare i terreni dove trovo le verdure da campo, (che crescono in modo spontaneo, cacigni/tarassaco, ortica, cicoria, bieta, borragine), le piante officinali, (con le note virtù medicamentose, da usare anche come tisane) e le piante aromatiche, da utilizzarle in cucina, (Rosmarino, menta, malva, alloro), per coglierle al ritorno. Per la raccolta bisogna scegliere luoghi lontani dai centri abitati, dalle strade, da industrie, discariche, o dove pascolano animali. Queste piante erbacee, sono commestibili in gastronomia e possono rappresentare una risorsa interessante, per un'alimentazione sana e nutriente. Sono un concentrato di sostanze nutritive estremamente utili, risultanti dalla naturale selezione operata dall'ambiente, senza forzature artificiali che ne possano alterare l'equilibrio nutrizionale. Ogni tanto un saluto ai coltivatori, perché in questo periodo, la primavera, le campagne sono verdi e rigogliose e vogliono essere curate per la semina. Arrivo alla fine della strada asfaltata, con le ultime abitazioni. Voglio raggiungere la chiesa del San Salvatore, ma c’è da fare una ripida salita su una traccia di terra, che attraversa i campi coltivati, è la Strada Rocchetta. Il profumo delle gemme a fiore degli alberi fruttiferi, che rallegrano l’ambiente, (peschi, mandorli, ciliegi, meli), i fiori che stanno colorando i prati, l’erba che sta nascendo, un laghetto che serve per irrigare il terreno, mi fanno riflettere che, poco distante dal caos cittadino, esiste una realtà diversa, produttiva, semplice. Interessante vedere un rudere abbandonato e cadente, con una architettura di pregio. Esempio le finestre ad arco. Doveva essere abitata da qualche ricco proprietario terriero. Prima di uscire sulla strada del San Salvatore, in un prato c’era tanta bieta selvatica, dal gambo rosso, (è la qualità migliore), che ho preferito raccogliere. Dopo aver percorso circa un chilometro, ho preso una traversa sulla sinistra, Strada Rapposelli, che mi ha fatto raggiungere la chiesa del San Salvatore, costruita in un posto molto panoramico. Non conosco se l’interno ha quadri o arredi interessanti. Sembra un monumento ai caduti, perché sulla facciata ci sono due targhe commemorative, a ricordo di un soldato e morti alla prima guerra mondiale. Inizia ora una discesa fra rigogliosi vigneti, (il nome della strada è indovinata), LA STRADA DEI VIGNETI, per incrociare la strada di vallone Fagnano. Prima di arrivare al parcheggio, devo raccogliere le verdure da campo spontanee. Con le foglie di borragine, devo realizzare TRE RICETTE: IL RISOTTO – LA FRITTATA – E IN PASTELLA.
Questa escursione/ passeggiata in ZONA ARANCIONE, mi ha causato un benessere fisico, mentale, culturale, ambientale. E’ un percorso personale, dove predomina il silenzio, si è a contatto con la campagna, i coltivatori, e con la scoperta di torri, fornaci e case abbandonate. Quante volte ho notato LE TORRI E LE FORNACI. Mai le ho fotografate, né mi sono interessato alla loro storia.​ Ora, mi hanno invogliato a fare ricerche, così da conoscere meglio la mia città . C’erano diverse fornaci, costruite con mattoni e destinate alla cottura di gesso, argilla, per la preparazione di materiali da costruzione, ma sono state demolite per far posto ad edifici con varie destinazione d’uso. La fornace più alta, visibile dal “fondovalle Alento, è LA FORNACE RAPATTONI. Purtroppo questa fornace è difficile da raggiungere, perché circondata da arbusti che sono ormai padroni assoluti in tutta la zona.
Le TORRI, a base quadrata o circolare, venivano realizzate dentro le mura della città , a scopo difensivo, per la segnalazione e il collegamento ottico di più aree. Da ricordare la torre dell’antica famiglia teatina Anelli-Fieramosca, costruita in laterizio, si trova sull’omonima via. Non è agibile, è imbracata e neanche raggiungibile. Al contrario, la torre NANNI CALVINO è architettonicamente bella, funzionante, posizionata nel mezzo di un ampio vigneto.
Oltre a tutto questo, la super busta di erbe selvatiche, ha appagato il palato.
Dislivello 200 m
Distanza 8 km
Difficoltà T/E
Tempo A/R 3 ore
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