Questo pomeriggio, presso Piazzale Marconi, le persone si sono riunite per protestare contro l'ampliamento della ferrovia proposto dalla RFI, che, partendo da Alanno e continuando verso Pescara Portanuova, peggiorerà , in generale, le condizioni di vita e il benessere della popolazione.
Paola Sablone, presidente del comitato cittadino di Chieti Scalo, in prima linea nella protesta, ha affermato: " Noi ci stiamo battendo contro il raddoppio ferroviario, perché in realtà è semplicemente un ampliamento per il traffico merci. Questo comporterà per Chieti Scalo demolizioni, espropri, anche per opere secondarie, abitazioni plurifamiliari che verranno abbattute. Ci saranno espropri a catena. Anche quelle case che rimarranno dovranno soggiacere praticamente a dei vincoli, così come sono stati previsti dal dpr 753 dell'80. Mi spiego meglio: il dpr 753 dice che le costruzioni devono mantenere una distanza dal binario di 30 m; in difetto, devono soggiacere a dei vincoli che sono imposti, in questo caso, da RFI. Se si vuole edificare si deve avere il nullaosta, l'autorizzazione di RFI. Con questo raddoppio, con questo ampliamento, tantissime case dovranno soggiacere a questi vincoli. Quindi non saremo più padroni delle nostre case. Non solo: per tutte le abitazioni che rimarranno, RFI, per attutire l'inquinamento acustico, ci obbligherà a cambiare gli infissi. E qui non si parla soltanto di quattro case che si troveranno al confine con la ferrovia: parliamo di tutta viale Abruzzo, tutta viale Unità d'Italia, tutto viale Benedetto Croce. Dovremo cambiare gli infissi e dovremo obbligatoriamente tenerli chiusi anche nel periodo estivo, con tutto ciò che consegue anche a livello igienico sanitario. E in più, loro ci hanno detto che la manutenzione la dovremo fare noi. Le nostre abitazioni verranno deprezzate. Noi, tutti questi sacrifici, l'inquinamento dell'aria, l'inquinamento acustico, l'inquinamento vibrazionale - perché giorno e notte dovremo sentire le sollecitazioni che questi treni faranno, che saranno lunghi anche 750 m - noi per che cosa dobbiamo fare questi sacrifici? Per qualcuno che vuole investire sul trasporto merci su rotaia? È questa la nostra battaglia: vogliamo difendere il nostro territorio. Noi riteniamo che questa opera, per questa zona, sia inutile.
Sono due lotti diversi: si parte da Alanno fino ad arrivare a Pescara Portanuova. Dovranno essere eretti muri - i muri fonoassorbenti, i cosiddetti muri antirumore - anche di 8 m. Quindi noi faremo il secondo muro di Berlino. Oltre il prezzo che dobbiamo pagare, ci devono dire a favore di chi dobbiamo pagare questo prezzo. Perché noi stiamo rinunciando alle proprietà private, stiamo rinunciando al nostro diritto alla salute. E a favore di chi? Qual è l'interesse che deve prevalere rispetto a quello nostro? Noi, ad oggi, non lo sappiamo. La politica non ci dà delle risposte, la politica ci dice soltanto che quest'opera va fatta. Il perché vada fatta non lo sappiamo. Ecco perché stiamo combattendo.
Noi, in questo momento, abbiamo tutta l'intenzione di manifestare perché il consiglio che c'è stato dato è di non scendere in piazza per non urtare la sensibilità di RFI. RFI viene qui, devasta tutta l'area metropolitana - che rappresenta il tessuto socioeconomico più importante di tutto l'Abruzzo - e noi dovremmo stare zitti.
Aggiungo: Chieti Scalo diventerà la più grande raccolta di macerie dopo L'Aquila, perché 7 aree di stoccaggio verranno collocate qui. 7 aree di stoccaggio: polveri, macerie, montagne di macerie verranno collocate a Chieti Scalo in pieno centro abitato. La più grave? Alcune verranno collocate anche dietro l'Università di Scienze Motorie e il liceo artistico. Quindi, a confine con due università e un liceo, ci sarà un'area di stoccaggio: polveri sottili, amianto e nessuno parla".
Questo è l'accorato appello della Sablone, ma gli stessi partecipanti alla manifestazione si dicono indignati e offesi e, anzi, sono pronti a lottare per impedire questo ampliamento, perché LA RFI NON HA IL DIRITTO DI ROVINARE LA NOSTRA VITA.
QUESTO PROGETTO DEVE ESSERE FERMATO.